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La War Room italiana per la Libertà

Green Pass: identità digitale?

  • Immagine del redattore: Liberoom
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  • 19 set 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 gen 2022


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Sgombriamo il campo dal Covid, vaccini e dati statistici. E mettiamo in background le implicazioni del Green pass (GP) tenendo, comunque, presente che, ridotto all’osso, il GP si palesa effettivamente quale inedito strumento d’accesso all’esercizio di libertà e diritti, condizionato ad una condotta a cui i cittadini sono chiamati in massa.

Potrebbe darsi che non ci sia nulla di male stante l’emergenza sanitaria. Ma prima di convincerci, partiamo proprio da questo scheletro del GP nudo e crudo, che, indipendente dal suo supporto cartaceo o di QR Code, lo rivela - specie agli occhi di chi ha dimestichezza con i siti Internet e economia digitale - come una sorta di account, necessario per attestare più stabilmente (col vaccino) o temporaneamente (col tampone) il possesso di condizioni di iscrizione di un utente abilitato e verificato, ad una piattaforma di erogazione di diritti e libertà concessi dal gestore.

Affianchiamo pure tale riduzione del GP a certe banalizzazioni social che lo paragonano a semafori, patenti, e, da ultimo, ad assicurazioni RCA obbligatorie per persuadere della sua innocuità rispetto a libertà, diritti, patto sociale, stato di diritto e forma democratica. E, fatto questo, similmente ai diffusori dei citati tormentoni semaforisti e patentisti, ignoriamo di proposito i dettagli della nostra ricostruzione riduzionistica del GP-account. E cioè, che: 1) il gestore della piattaforma sia lo Stato, 2) la piattaforma sia proprietaria e a totale controllo statale, 3) i diritti e le libertà siano restituiti - a chi ne era già naturale titolare - in forma di commodity indifferenziate oggetto di erogazione/concessione del gestore. E, infine, che il cittadino risulti ridotto a mero utente a cui, per l’iscrizione in piattaforma, vengano richiesti requisiti soggettivi certificati e sottoposti a verifica per ottenere lo status di elegible, necessario ad abilitarsi al godimento di detti servizi/prodotti che, fino a qualche mese fa, erano comunque suoi. Le libertà ed i diritti, appunto.


Bene, dopo aver necessariamente inspirato o deglutito, procediamo ora alla dimostrazione della concretezza fattuale del certificato verde Covid 19 come GP-account. Ma, per farlo, dobbiamo per forza capire, una volta per tutte, a cosa serva e cosa sia realmente il certificato verde, così capillarmente diffuso tra tutti i cittadini per via delle vaccinazioni o attraverso i tamponi (e guarigioni). E lo facciamo senza distinguere i vaccini dai tamponi, dato che l’obbligo legale, per ora, investe il solo GP e non le sue condizioni di rilascio (vaccini, tamponi o guarigioni); le quali, peraltro, come vedremo, anche se fossero, ad esempio, mangiarsi una torta al cioccolato o delle polpette al sugo non cambierebbero la sostanza fattuale e giuridica della certificazione verde di una virgola.

Dunque, il GP serve veramente a far vaccinare più persone? O, piuttosto, è la vaccinazione ad essere strumentale alla diffusione del GP? E’ certamente la vaccinazione ad essere funzionale all’estensione del GP e non viceversa. E lo dimostrano l’improvvisa imposizione quando avevamo già il 70% di vaccinati, l’altrettanto inspiegabile espansione all’approssimarsi della soglia dell’80% e, soprattutto, l’ormai manifesta volontà di ottenere il 100% di vaccinati (coinvolgendo anche bambini senza necessità statistiche in termini di costi-benefici, ed elevando l’immunità di gregge a percentuali sempre più alte, nonostante sia certo, ormai, che essa è impossibile con vaccini leack, non sterilizzanti come quelli a diposizione).

Vi è certamente correlazione tra certificato verde e vaccinazioni. Ma tale correlazione è capovolta rispetto a quanto dicono certi slogan, secondo cui il GP “è uno strumento che introduce un obbligo surrettizio di vaccinazione”. Infatti, il GP - al di là di talune superficiali dichiarazioni - sembra un mezzo per ampliare indirettamente la platea dei vaccinati. Ma, in realtà, è l’esatto contrario: sono le vaccinazioni che trainano l’estensione del GP, perché più vaccini (o tamponi) si somministrano, più GP-holder vi saranno tra la popolazione. E, quindi, sempre più portatori di certificazione verde.

Ma allora, che cosa è il GP?


Alla risposta, purtroppo, è assai faticoso arrivarci. Ed è necessario prima aver compreso - attraverso l’approfondimento della genesi del lasciapassare verde e del suo sviluppo normativo nel nostro ordinamento - che il GP è congegnato come strumento win-win, capace di pescare titolari di certificazione sia tra i vaccinati, sia tra i novax destinati ai tamponi e tra i guariti, e avente portata intrinsecamente universale. Visto che, con la pandemia appunto, tutti hanno almeno uno dei tre status sanitari adottati quali condizioni abilitanti al suo ottenimento.



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Immagine di copertina del post: Cover Girl the Riveter - Illustrazione di Norman Rockwell pubblicata sul The Saturday Evening Post, il 1 Marzo 1941


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